Tipologia |
Bomba a mano |
Luogo di conservazione |
Reperto di famiglia di Giovanni Marchesin–Vicenza |
Luogo di provenienza |
Altopiano di Asiago |
Coordinate geografiche del luogo di provenienza |
Latitudine:45°52'33"60 N Longitudine: 11°30'30"96 E |
Data di creazione / produzione del bene |
1915 |
Azienda produttrice |
S.I.P.E. (Società Italiana Prodotti Esplodenti) |
Materiale |
Corpo: ghisa |
Dimensioni Peso |
Larghezza: 6 cm Lunghezza: 9.5 cm Altezza: 5 cm Peso: 453 g |
Stato di conservazione |
Parziale, disinnescata |
Autore/i |
S.I.P.E. (Società Italiana Prodotti Esplodenti) |
Descrizione |
Corpo ammaccato, leggermente arrugginito e forato successivamente con una vite per il sostegno del piedistallo FOTO 1-2-3 Mancanti: tappino, capocchia fosforosa della miccia, tappo (in ottone,piombo o zama), tubetto (in gomma), miccia e cassula detonante |
Note aggiuntive |
La bomba a mano era caricata a corpo integro inizialmente con 70 g di polvere nera e poi con un esplosivo a base di nitrato di ammonio, la “Siperite”. Il raggio utile delle 50 schegge era di circa 40 metri ma ce n’erano alcune che raggiungevano distanze superiori. FOTO 5 Adottata nel 1915, è la bomba più famosa della Grande Guerra, ma fu usata anche nei primi anni della seconda guerra mondiale. I soldati, quando arrivavano a qualche decina di metri dalle posizioni nemiche, le lanciavano provocando grandi danni. Gli addetti a questi attacchi furono i Granatieri i quali avevano il compito di avanzare verso le linee nemiche dopo che le squadre tagliafili avevano creato una breccia tra i reticolati nemici. (FOTO 4) Le bombe a mano condividono alcune caratteristiche, quali: distanza breve di utilizzo; raggio mortale effettivo contenuto; scoppio ritardato, per permetterne il lancio in sicurezza; involucro rigido che permette di rimbalzare su superfici dure, prima di detonare. |
Contesto Storico Globale associato |
L'Italia dichiarò guerra all'Austria-Ungheria il 23 maggio 1915: il fronte si snodò nell'Italia nord-orientale, lungo le frontiere alpine e la regione del Carso. Il fronte italiano comprende si estende nel settore delimitato dal confine con la Svizzera e dalle rive settentrionali del Golfo di Venezia. FOTO 6 Nella prima fase del confronto le forze italiane, lanciarono una serie di massicce offensive frontali contro le difese austro-ungariche, mentre operazioni minori prendevano vita sui rilievi Dolomitici. Il conflitto si trasformò in guerra di trincea, simile a quella che si stava combattendo in Europa sul fronte occidentale: le tante battaglie sull'Isonzo (FOTO 8) portarono pochissimo agli italiani al prezzo di forti perdite (42 000 morti in una sola battaglia) . Le forze austro-ungariche si difesero con contrattacchi limitati, fatta eccezione per la massiccia offensiva sull'Altopiano di Asiago nel maggio-giugno 1916, bloccata dagli italiani.( FOTO 7) Ma nell'ottobre 1917 un'improvvisa offensiva degli austro-tedeschi nella zona di Caporetto (FOTO 9) portò allo sfondamento delle difese italiane,al crollo del fronte e alla ritirata lungo il fiume Piave. Nel giugno 1918, le forze degli Alleati inglesi ed americani e un nuovo gen. Armando Diaz, passarono alla controffensiva e nella battaglia di Vittorio Veneto le forze austro-ungariche furono definitivamente sconfitte. |
Contesto Storico Personale associato |
Il 15 giugno 1918, l’esercito tedesco sfondò Nervesa della Battaglia,(FOTO 10 ) minacciando dal Montello di attaccare alle spalle gli italiani che si ritirarono in una posizione favorevole, sulle sponde del fiume per impedire al nemico di avanzare. Nei primi mesi del 1917 lo Stato Maggiore chiamò alle armi 80.000 diciottenni della classe 1899 e tra questi anche Giovanni. Istruiti sommariamente alla guerra nel novembre 1917, dopo la rotta di Caporetto, i “ragazzi del’99” come vennero chiamati, vennero inviati al fronte, in prima linea così Giovanni si trovò nell’inferno, mentre i nemici sfondavano a Nervesa. In questo contesto si rivelarono di fondamentale importanza (oltre alla mitragliatrice) le bombe a mano, che permisero a Giovanni Marchesin, fante del 71° battaglione fanteria, di sopravvivere 8 giorni stando di guardia all’interno di una buca.(FOTO 10 bis) |